Pulizia del pavimento in cotto del chiostro della Basilica di Santa Maria degli Angeli
3 Giugno 2021
Stavolta il lavoro più bello del mese ci porta nella frazione di Santa Maria degli Angeli, ad Assisi, nella cui Basilica è presente la chiesetta dove San Francesco trovò la sua vocazione.
Ora che possiamo tornare a viaggiare in libertà all’interno dei confini italiani, abbiamo l’occasione di scoprire e riscoprire le numerose bellezze di cui il nostro Paese è ricco.
Un patrimonio importante del territorio nazionale è certamente rappresentato dalle Chiese, luoghi sacri in grado di metterci in connessione con il divino e con la storia di chi questi posti li ha realizzati e/o attraversati.
Stavolta vi portiamo ad Assisi, città nota per essere stata il luogo in cui vissero Santa Chiara e San Francesco, e più precisamente nella frazione di Santa Maria degli Angeli, dove si trova l’omonima Basilica.
Un luogo di culto che vi invitiamo a (ri)scoprire, attraverso la sua storia che inizia oltre 400 anni fa. Pronti a salire sulla macchina del tempo?
Santa Maria degli Angeli, la Basilica dei tesori francescani
Situata ad Assisi, nell’omonima frazione, la Basilica di Santa Maria degli Angeli, fu costruita a partire dal 1569 sulla base di un progetto di Galeazzo Alessi e con interventi di Jacopo Barozzi da Vignola, uno dei più importanti esponenti del manierismo.
Questa imponente Chiesa, di rito cattolico romano, fu voluta da Papa San Pio IV con l’obiettivo di custodire alcuni luoghi sacri diventati tali grazie a san Francesco, come le cappelle della Porziuncola, del Roseto, del Transito, ma anche per accogliere i numerosi pellegrini; non a caso il progetto originario si caratterizzava per una struttura semplice che rispecchiava gli ideali francescani di povertà. Nel 1832 un forte terremoto provocò gravi danni all’intera Basilica che poté riaprire al culto solo l’8 settembre 1840, in seguito al difficile lavoro di restauro diretto dall’architetto Luigi Poletti. La Basilica, però, era destinata a cambiare volto. L’8 giugno 1930 fu inaugurata infatti una nuova facciata, su progetto di Cesare Bazzani, che si ispirava al barocco romano e sulla cui sommità fu collocata un’enorme Vergine in bronzo dorata, creata dallo scultore Guglielmo Colasanti. Internamente la Basilica di Santa Maria degli Angeli si presenta a croce latina, con una lunghezza di 126 metri e una larghezza di 65. Nel rispetto della tradizione francescana lo stile è, come detto, semplice, con l’obiettivo di esaltare la Porziuncola, la piccola chiesetta interna dentro la quale San Francesco prese consapevolezza della sua vocazione e accolse Santa Chiara.
La pulizia del pavimento in cotto del chiostro francescano
Basterebbe guardare alla storia e al valore di questa Basilica per comprendere la responsabilità di cui ci si carica quando si tratta di intervenire sulle sue superfici. Un compito che richiede grande professionalità, l’utilizzo dei giusti prodotti ed è al tempo stesso difficile e bellissimo, perché fa sentire chi ci lavora parte di un grande racconto collettivo.
Il team di LineAperta Cooperativa di Servizi, impresa artigiana che si muove tra Umbria, Toscana, Lazio, Marche ed Emilia Romagna, ha lavorato sul pavimento in cotto del chiostro quattrocentesco, una delle strutture del convento francescano inglobate dalla Basilica di Santa Maria degli Angeli, riuscendo a riportare la superficie deteriorata dalle alghe al suo antico splendore.
Per effettuare la pulizia della superficie del chiostro della Basilica di Santa Maria degli Angeli, la squadra di LineAperta ha effettuato le seguenti operazioni:
Per prima cosa ha rimosso le alghe presenti sulla superficie tramite ALGANET, un prodotto specifico estremamente efficace in caso patine di origine organica o annerimenti su gres porcellanato, ceramica, cotto, marmo, pietra, agglomerati cementizi.
A questo punto il team ha proceduto con il risciacquo con idropulitrice. Si tratta di un’operazione da effettuare con particolare attenzione prima del successivo passaggio di VIACEM. Passare l’acido sopra ALGANET può essere infatti pericoloso.
Una volta fatto un abbondante risciacquo, la squadra ha applicato VIACEM, acido forte per cotto e terracotta, e ha quindi proceduto nuovamente con un risciacquo con idropulitrice.
Nell’ultima parte del lavoro il team di LineAperta ha dato, come prima cosa, due mani di TIM, prodotto contro l’umidità di risalita e antimacchia, che dona una protezione duratura nel tempo al materiale. Successivamente è stata applicata una mano di PAV05, specifico finitore protettivo anti-macchia, anti-vegetativo per materiali lapidei esterni, in grado di ridare tono al materiale. Entrambi i prodotti sono stati pigmentati con IDROTONER NOCE.
Al termine delle operazioni, la superficie del chiostro francescano ha ritrovato l’antico splendore.
Un risultato straordinario di cui potranno godere i numerosi visitatori da tutto il mondo, grazie al grande lavoro realizzato da questo team di professionisti.