Pavimento in cotto rosso: recupero di una superficie pregiata
21 Dicembre 2022
Questa rubrica dedicata a lavori straordinari di recupero ci permette, come sapete se siete abituali frequentatori delle pagine di questo blog, di viaggiare attraverso le meravigliose città che arricchiscono il nostro Bel Paese.
Questa volta siamo nientemeno che a Firenze, ma il cotto rosso di cui parliamo in questa occasione arriva da Impruneta, comune della città metropolitana del capoluogo toscano, nota (tra le altre cose) per l’industria della terracotta e per il “cotto dell’Impruneta”.
Visto che questo mese ci occupiamo proprio di un recupero di un pavimento in cotto rosso, perché non scoprire qualcosa in più su quella che Giovan Battista Casotti definì una “Comunanza di dodici piccoli Borghi” e sul suo famoso cotto?
L’Impruneta e il suo cotto rosso
Esteso tra il torrente Ema e il fiume Greve, il territorio di Impruneta si caratterizza per la coltura dei cereali, il nome del comune proviene dal latino “pinus” (“in pineta”) e almeno sino alla fine del 1800 era sostanzialmente un insieme di case, di dimore e di villaggi.
Tra le feste di paese più conosciute ci sono sicuramente la Fiera di San Luca, dedicata al patrono, e quella dell’Uva che si svolge ogni ultima domenica del mese di settembre, mentre tra i monumenti e i luoghi di interesse principali ci sono il Santuario di Santa Maria ad Impruneta, Villa Corsini a Mezzomonte e quella di Larderei.
Il cosiddetto “cotto dell’Impruneta” ha invece origini che risalgono all’XI secolo, quando furono trovati i primi documenti che attestavano la realizzazione di terracotta dell’area e nel 1419 fu nientemeno che Filippo Brunelleschi a selezionare proprio il cotto dell’impruneta per la realizzazione della Cupola della Cattedrale di Santa Maria a Monte.
Un cotto caratterizzato dall’alta presenza dell’argilla galestro, di cui è ricca proprio la terra di questa zona, lavorata a mano dagli artigiani locali che seguono diversi metodi, come quello “a modello”, quello del “lavoro tondo” e quello del “lavoro di fondo”.
Una tradizione portata avanti anche con la formazione delle nuove generazioni (sono numerosi i laboratori organizzati a partire dalle elementari) e che stavolta ci conduce precisamente in una via specifica di Firenze, Via Taddea, dove è stato effettuato un recupero di un pavimento in cotto rosso, proveniente proprio da Impruneta.
Recupero di un pavimento in cotto in Via Taddea
Originariamente nota come via di Sant’Orsola, per via dell’omonimo convento, Via Taddea si trova nel cuore di Firenze e deve il suo nome attuale alla famiglia Taddei che risiedeva in un palazzo posto all’angolo proprio con questa strada.
In questa via, dove si trova anche il palazzetto de’ Serragli, struttura dalla storia misteriosa (non se ne conosce la data di costruzione, né tantomeno chi l’ha posseduta e il suo sviluppo architettonico), è stato effettuato il recupero di un pavimento in cotto rosso dell’Impruneta.
Per questo delicato lavoro di recupero si è fatto ricorso a due detergenti quali SGRISER, decerante forte per materiali lapidei e VIACEM, disincrostante acido forte per cotto e terracotta.
Dopo aver applicato SGRISER puro sul pavimento si è atteso che facesse effetto, per poi strofinare la superficie interessata con dei DISCHI MARRONI.
Un’operazione che ha portato alla formazione di una poltiglia, eliminata successivamente dell’acqua pulita, e a cui è seguita l’applicazione di VIACEM, strofinato ancora una volta con dei DISCHI MARRONI.
Il risultato di questo splendido lavoro di recupero è quello di aver ridato una nuova vita a questa storica via fiorentina caratterizzata dal pregiato pavimento in cotto dell’Impruneta!